Racconta Vasari ne Le vite de’
più eccellenti pittori scultori e architetti che nel 1456 fra Filippo Lippi
fu nominato cappellano nel monastero agostiniano di Santa Margherita a Prato ed
ebbe l’incarico, lui che era già famoso artista, di dipingere una pala
raffigurante “La Madonna che da’ la cintola a San Tommaso” tra i Santi Gregorio
e Agostino, Tobiolo con l'Angelo e Santa Margherita che presenta alla Vergine
la committente, suor Bartolommea dei Bovacchiesi, all'epoca badessa del
convento. E’ a quest’ultima che il pittore si rivolge per chiedere il permesso
di poter avere una suora da usare come modella per il volto di Santa
Margherita. Avuta l’autorizzazione si presenta a lui una giovane suora,
Lucrezia Buti, appena ventenne e bellissima. Fra Filippo ha cinquant’anni, ha
un temperamento esuberante e non è certo insensibile al fascino femminile. Come
molte giovani dell’epoca, Lucrezia era stata costretta alla monacazione forzata
a causa delle misere condizioni della famiglia. E’ probabile che sia stato il fratello
maggiore, Antonio, rimasto a capo di una famiglia numerosa che comprendeva ben
11 figli, a costringere lei e un’altra sorella, Spinetta, ad entrare in
convento. Nelle lunghe ore di posa inevitabilmente i due cominciarono a fare
conoscenza, con molta probabilità Lucrezia confidò al frate di non essere
felice della sua condizione di monaca forzata, di amare la vita secolare, di
voler essere donna, moglie e per voler di Dio madre. Dal pittore ella forse
ebbe parole di comprensione, lui stesso, vissuto in convento da quando aveva
otto anni, si era scoperto un carattere non troppo affine alla vita monastica e
non ci mise molto a paragonare la triste condizione della giovane con la sua.
La vicenda è ben nota, la badessa
si accorse di aver mal riposto la sua fiducia perché fra Filippo, innamoratosi
perdutamente di Lucrezia la rapì gettando dello scandalo non solo il convento
ma l’intera città di Prato. Era il 1457. Per la fuga fu scelto un giorno in cui
le suore potevano uscire per assistere, tra la folla, ad una delle periodiche
ostentazioni della Sacra Cintola, reliquia conservata nel duomo di Prato. Dalle
cronache dell’epoca sappiamo che oltre a Lucrezia anche la sorella Spinetta ed
altre due suore fuggirono dal convento per rifugiarsi nella casa del pittore,
ma in seguito, a causa dello scandalo suscitato, della pressione fatta loro dai
familiari e dalle autorità ecclesiastiche, nonché dalla vergogna, si sarebbero
convinte a rientrare. Lucrezia invece rimase vivendo con fra Filippo sotto lo
stesso tetto e avendo da lui due figli, Filippino, nato pochi mesi dopo la fuga
dal convento e che diventerà un grande pittore come il padre, e Alessandra,
nata nel 1465. Tale relazione tra i due non ancora liberi dai voti monastici e
soprattutto la nascita dei figli fu osteggiata dalla Curia e dette scandalo
nell’opinione pubblica. Solo grazie all’interessamento di Cosimo il Vecchio
della potente famiglia dei de’ Medici che ammirava Lippi per il suo talento
artistico, la coppia ottenne la dispensa dai voti dal papa e poterono quindi
avere il permesso di sposarsi e legittimare così davanti a Dio e agli uomini la
loro unione.
Lucrezia continuò a fare da modella ai capolavori del Lippi dando il
volto alle sue sante e soprattutto alle sue madonne. Agli Uffizi di Firenze è esposto
un quadro raffigurante la "Madonna col Bambino, san Giovannino e un angelo", è
detta “la Lippina” e nel bel volto della Vergine dai tratti dolci e delicati si
rivede quello della giovane suora che fece innamorare il grande artista che fu
maestro di Botticelli.
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