Racconta il mito greco: Apollo, dio della luce, dopo aver ucciso un mostruoso serpente, incontrò Eros, dio dell’amore, e si burlò di lui e del fatto che non aveva mai compiuto azioni degne di gloria. Eros, profondamente offeso, preparò la sua vendetta: prese due frecce, una d’oro, ben appuntita, destinata a far nascere la passione, che scagliò nel cuore di Apollo e l’altra spuntata e di piombo, destinata a respingere l’amore, che lanciò nel cuore di una giovane ninfa dei boschi, Dafne, figlia di Gea, la Madre Terra. Da quel giorno Apollo cominciò a vagare alla ricerca della ninfa ma quando la trovò ella scappò impaurita e a nulla valsero le preghiere del dio che le giurava amore eterno. Quando Dafne si accorse che la sua corsa era vana e che stava per essere raggiunta, invocò la madre Gea perché l’aiutasse. Improvvisamente cominciò a trasformarsi: i suoi capelli si mutarono in fronde verdi; le sue braccia divennero rami; il suo giovane corpo si coprì di corteccia e dai piedi le spuntarono radici che si immersero nel terreno. Il dio della luce, disperato, abbracciò il tronco ma riuscì solo a sentire l’ultimo battito del cuore della fanciulla, diventata ormai un albero d’alloro.
La
triste favola di Apollo e Dafne rivive oggi nella statua che Gian Lorenzo
Bernini, appena ventiquattrenne, creò per il cardinale Scipione Borghese nel
1625. L’artista coglie il momento in cui la bella ninfa si sta mutando in
pianta, quando il suo corpo si sta trasformando in tronco e dalle sue mani
levate in alto ondeggiano già i rami dell’alloro; la sua bocca è aperta
nell’ultima preghiera ed esprime anche lo stupore per quello che le sta
accadendo. La presenza nella casa di un alto prelato di una statua che ricorda
un mito pagano, fu giustificata con una scritta moraleggiante incisa sulla base
e composta dal cardinale Maffeo Barberini, il futuro papa Urbano VIII, che
dice: chi ama seguire le fuggenti forme
dei divertimenti, alla fine si trova foglie e bacche amare nella mano.
Chi
volesse vedere questo capolavoro di marmo deve andare a Roma, a Villa Borghrse,
e potrà assistere ad uno dei miracoli che solo l’arte può fare: la pietra che
prende vita e si anima.
....la mitologia greca è entusiasmate, ed è quella che preferisco fra le altre, esempio quella nordica...tu sei veramente brava a esporre in prosa...ho avuto la fortuna di ammirare la scultura di Amore e Psiche del Canova alcuni anni fa a Cesena di Forlì, ma un giorno vorrei tanto vedere anche quella del Bernini...grazie Serena...
RispondiEliminaIo ho avuto modo di vederla qualche anno fa. Il problema della Galleria Borghese è che ti da' tempo solo due ore per vedere tutto, poi ti buttano fuori per far posto alle tante comitive che si prenotano. Io non lo sapevo e mi sono attardata davanti alla statua del Bernini, completamente rapita dalla sua bellezza e non ho potuto vedere tutto il resto proprio perchè mi hanno fatta uscire. Ma valeva la pena di andare alla galleria solo per vedere l'Apollo e Dafne !!!!
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