Cecilia Gallerani aveva 16 anni quando nel 1488
divenne l’amante di Ludovico Sforza, detto il Moro, signore di Milano. Era
giovane, bella, colta, apparteneva ad una famiglia altolocata di origini
senesi, aveva modi raffinati, parlava correttamente il latino, discuteva di
filosofia, cantava come un usignolo e scriveva dotti componimenti poetici e in
prosa tanto da creare uno dei primi circoli letterari lanciando la moda delle
conversazioni erudite. Doti queste che nelle corti rinascimentali erano
fondamentali per fare di una donna la prescelta tra tutte. La passione di
Ludovico per la bella Cecilia era di dominio pubblico e fu ancora di più
legittimata quando dopo breve tempo dal suo arrivo a corte, il Moro decise di
farle fare un ritratto dall’artista più famoso del tempo, Leonardo da Vinci. E’
il 1489 e poco dopo la fine del ritratto, per ragion di Stato, Ludovico
fu costretto a sposare Beatrice d’Este. L’ambasciatore estense riferirà di “una sua puta (giovinetta) che (il Moro) prese presso
di sé, molto bella….la quale gli va dietro dappertutto, e le vuole tutto il suo
ben e gliene fa ogni dimostrazione”. Moglie e amante convivevano dunque sotto
lo stesso tetto, Cecilia mantenne i suoi appartamenti e continuò a dividere il
letto col signore di Milano. Ma quando nel 1491 dette alla luce un figlio,
Cesare, la rabbia di Beatrice d’Este esplose e Ludovico fu costretto ad
allontanare la giovane amante non prima però averle dato una cospicua dote e un
marito, il conte Ludovico Carminati de’ Brambilla. Morirà nel 1536 alla bella
età, per l’epoca, di 63 anni rimanendo immortalata nello splendido capolavoro
vinciano conosciuto come La dama con l’ermellino.
Il dipinto a olio è di piccole
dimensioni ed è conservato a Cracovia. Pare che sull’identificazione della
giovane donna raffigurata non ci siano più dubbi, infatti, oltre alla
documentazione esistente, questa è avvalorata anche dalla presenza
dell’ermellino che in greco è detto “galé” (γαλή) e ciò rimanda
inequivocabilmente al cognome di famiglia di Cecilia, Gallerani. Sempre
l’ermellino inoltre rimanda al legame tra lei e Ludovico il Moro che nel 1488
aveva ricevuto dal re di Napoli il prestigioso titolo di cavaliere dell’Ordine
dell’Ermellino ed egli adotterà l’animale come impresa personale.
E’ un’opera rivoluzionaria poiché
Leonardo supera lo schema quattrocentesco, che prevedeva i ritratti prodotti
con la figura a mezzo busto e di tre quarti, raffigurando Cecilia mentre compie
una doppia rotazione col busto che risulta essere voltato verso sinistra mentre
la testa è a destra. La fanciulla sembra voltarsi come se nella stanza fosse
sopraggiunto un visitatore e lo saluta accennando un lieve sorriso. Gli occhi
sono grandi e profondi. Bellissima la mano che accarezza l’ermellino il cui
sguardo si allinea a quello della dama. L’animale è definito nella sua anatomia
e rimanda agli studi naturalistici che Leonardo sta compiendo in quegli anni.
L’abito di Cecilia è sontuoso, con le maniche decorate da nastri che
all’occorrenza potevano essere slacciati, separate dal vestito e sostituite con
altre, maniche intercambiabili insomma che consentivano una maggiore mescolanza
di colori, tessuti e stili. Tipica della moda importata dalla Spagna è l’acconciatura detta
“coazone” che prevedeva i capelli
divisi in due ampie bande che si riunivano sotto il mento incorniciando il
volto mentre una terza andava a formare una lunga coda o treccia sulla schiena
molto spesso ornata di nastri, reticelle di seta e pietre preziose. Completava
il tutto una cuffia sul retro anch’essa impreziosita da perle o altre pietre.
Nel caso del ritratto di Cecilia la cuffia è di velo trasparente, tenuta da un
nastro nero che le attraversa la fronte, più da un secondo nastro probabilmente
in fili d’oro che le copre parte delle sopracciglie.
Unico gioiello una collana
composta da grani tondi forse di onice o ambra nera. Su questa collana, durante
un restauro, furono trovate le impronte digitali di Leonardo che per ottenere
gli effetti d’ombra sui grani usò le dita e non il pennello.
Lo sfondo è scuro ma pare che
inizialmente Leonardo avesse pensato ad una finestra alle spalle della dama.
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