moretta

venerdì 1 febbraio 2013

L'amore sei secoli fa




Febbraio è il mese dedicato all'amore, il mese in cui si festeggia san Valentino il vescovo di Terni vissuto nel III secolo tradizionalmente invocato dagli innamorati. Ed è dell'amore nell'arte che voglio parlare esaminando, a partire da oggi, una serie di quadri che rimandano a questo sentimento che è rimasto sempre lo stesso ed ha attraversato i millenni della storia dell'uomo. L'arte parla agli occhi degli osservatori di amori travolgenti, casti, o esplicitamente erotici, di amori tragici e amori cortesi servendosi della storia, del mito e dei simboli.
Un uomo e una donna posti una di fronte all’altro, una camera da letto con mobili intagliati, una finestra aperta che lascia entrare la luce del sole al suo sorgere; sul davanzale una mela, i grani trasparenti del Rosario appesi ad un chiodo e sul pavimento di legno zoccoli di sughero. Sembrerebbero, a prima vista, due sposi attorniati dagli oggetti quotidiani ma non è solo questo. Siamo a Bruges nel 1434 in casa del ricco commerciante Giovanni Arnolfini. Assieme alla moglie, Jeanne, egli sta posando per il pittore fiammingo Jan van Eyck, alla presenza di un testimone (come si vede nello specchio rotondo alla parete di fondo e incorniciato da dieci storie della Passione).
Perché Giovanni ha deciso di farsi ritrarre nell’intimità dell’alcova? Perché la stanza sembra così in disordine? I due coniugi si tengono per mano; la donna, vestita con un prezioso abito verde bordato di pelliccia, volge timidamente lo sguardo verso il marito il quale, con la mano destra sollevata quasi in segno di benedizione, è volto verso l’osservatore come a farlo partecipe di qualcosa per lui molto importante. Sta, infatti, facendo alla sua sposa una promessa d’amore e di fedeltà ed ha voluto fissare l’avvenimento sulla tela. La presenza dei testimoni tra i quali l’artista che si firma in latino sopra lo specchio tondo "Johannes de Eyck fuit hic" ("Giovanni de Eyck era presente"), dà all’immagine validità legale, al pari di un documento scritto. Van Eyck si sofferma sugli oggetti che si trovano nella stanza e vi cela significati simbolici. Gli zoccoli, che sembrano trovarsi lì per caso, si ricollegano al libro dell’Esodo, quando Mosè, di fronte al rogo infuocato, sente la voce di Dio che gli intima di togliersi i sandali perché sta camminando su una terra sacra, e anche la camera nuziale, dove di solito avviene il concepimento e quindi la creazione di una nuova vita, è da considerarsi anch’essa sacra. La mela sul davanzale evoca il peccato originale e mette in guardia da ogni comportamento peccaminoso. Il cane in primo piano, posto tra i due coniugi, simboleggia la fedeltà e infine la luce che entra dalla finestra, simbolo dello Spirito Santo che santifica l'unione della coppia.

6 commenti:

  1. ...ciao Serena, una recensione molto esauriente da vero critico d'arte...ps. ora, ricordo di questo post: è stato pubblicato da Annamaria Pagano nella nostra community...come amante delle arti maggiori, mi sento di affermare che la passione per il Bello è nel tuo DNA...felice di averti incontrata...

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    1. Si, hai ragione Sergio, vivendo a Firenze e avendo per genitori due ex allievi dell'Accademia di Belle Arti non potevo non interessarmi di arte, è proprio nel mio DNA. Ho studiato le arti maggiori ma mi sono appassionata e specializzata in quelle che un tempo si definivano minori, in oreficeria del Rinascimento soprattutto, un mondo straordinario, credimi :)

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    2. ...ho notato anche del tuo interessamento per l'oreficeria..guarda, nella nostra community esiste anche l'angolo dedicato alle arti minori...sarebbe fantastico vedere delle tue pubblicazioni, per te sarebbe più semplice che per altri, nel senso che è sufficiente tu faccia un copia incolla...non soltanto dell'oreficeria, ma di tutto ciò che hai creato con tanta passione...ps. avevo intuito che tu avessi frequentato l'ambiente artistico ed ora apprendo che esci da una facoltà di primo ordine...io ho frequentato per amore verso il Bello, corsi serali con un prof. dell'Accademia di Belle Arti di Bologna, che ora mi ha lasciato, nel senso che è andato nell'Arcadia celeste dei grandi...chissà forse lo hai conosciuto: Giorgio Buttazzi, allievo dell'allora direttore Quinto Ghermandi...bei tempi quelli...scusa se mi sono permesso questa divagazione....ciaoooo..ps: Firenze, che bella città d'arte, e non solo...:-)

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  2. Va bene, pubblicherò qualcosa e cercherò di trasmettervi il mio amore per i gioielli antichi :)

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  3. Cara Serena come posso notore in comune non abbiamo solamente il nome. Anche io sono stata una studentessa dell'Accademia di Belle Arti! Che bello cnoscerti.Questo quadro per me è stato oggetto di un esame... ma io in particolare mi occupo di moda e ecostume... ed insegno storia del costume appunto... ti seguo volentieri ed anche io ho un blog... se ti fa piacere passa a trovarmi. Un abbraccio forte e a presto! Serena

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  4. la storia del costume è stupenda !!!! Anche io ho fatto un esame all'università su questo quadro, altra coincidenza :) Vado a vedere il tuo blog. Ciao

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