Il 14 giugno 1601 Caravaggio firmò con i
Carmelitani Scalzi un contratto per l’esecuzione di una tela da porsi in una
cappella della chiesa romana di Santa Maria della Scala a Trastevere. Il
soggetto da raffigurare era la Morte della Madonna (“Dormitio Virginis”). Nel
contratto i committenti dell’opera erano stati molto chiari: dato che il
dipinto sarebbe stato collocato in un luogo sacro, alla venerazione dei fedeli,
esso doveva rispettare tutte quelle regole iconografiche imposte dalle
direttive della Controriforma, ovvero decoro, chiarezza, semplicità, verità,
attinenza alle Scritture, tutte regole che Caravaggio puntualmnte disattese in quanto
fiero artista indipendente e innovativo, allergico a qualunque imposizione,
ricercatore instancabile della realtà. Come scrisse il suo biografo Bollori
egli “cominciò l’imitazione delle cose vili, ricercandosi le sozzure e le
deformità, come sogliono fare alcuni ansiosamente [...] e così nell’imitare li
corpi si fermano con tutto lo studio sopra le rughe, e i difetti della pelle e
dintorni, formando le dita nodose, le membra alterate da morbi. Per li quali
modi il Caravaggio incontrò dispiaceri, essendogli tolti li quadri da gli
altari”.
L’opera che l’artista dipinse seguendo la sua
libera ispirazione creò contestazioni, scandalo e disappunto diventando però
inconsapevolmente una delle pietre miliari dell’arte occidentale.
La scena è ambientata in una stanza buia e con le pareti sporche, tutto trasmette degrado e povertà. Sopra un tavolaccio è stesa la Madonna con i piedi e il ventre gonfio, la rossa veste slacciata sul petto, il volto terreo, il braccio sinistro disteso e rigido sul cuscino, l’immagine realistica quindi di un vero e proprio cadavere già preda del rigor mortis che travalica la tradizionale iconografia di Maria che semplicemente si addormenta (dormitio) per poi ascendere alla Casa del Padre incorrotta nel corpo. Secondo voci dell’epoca Caravaggio avrebbe preso come modello il corpo di una prostituta annegata nel Tevere creando ancora di più scandalo tra i committenti e gli ecclesiastici; secondo un altro suo biografo, il Mancini, il pittore avrebbe ritratto una delle cortigiane che frequentava abitualmente, forse quell’Anna Bianchini dai lunghi capelli ramati che già aveva posato per lui e che morì durante la gravidanza poco più che ventenne. Entrambe le ipotesi spiegherebbero il gonfiore del corpo della Vergine.
La scena è ambientata in una stanza buia e con le pareti sporche, tutto trasmette degrado e povertà. Sopra un tavolaccio è stesa la Madonna con i piedi e il ventre gonfio, la rossa veste slacciata sul petto, il volto terreo, il braccio sinistro disteso e rigido sul cuscino, l’immagine realistica quindi di un vero e proprio cadavere già preda del rigor mortis che travalica la tradizionale iconografia di Maria che semplicemente si addormenta (dormitio) per poi ascendere alla Casa del Padre incorrotta nel corpo. Secondo voci dell’epoca Caravaggio avrebbe preso come modello il corpo di una prostituta annegata nel Tevere creando ancora di più scandalo tra i committenti e gli ecclesiastici; secondo un altro suo biografo, il Mancini, il pittore avrebbe ritratto una delle cortigiane che frequentava abitualmente, forse quell’Anna Bianchini dai lunghi capelli ramati che già aveva posato per lui e che morì durante la gravidanza poco più che ventenne. Entrambe le ipotesi spiegherebbero il gonfiore del corpo della Vergine.
Intorno alla Madonna la disperazione degli
Apostoli e della Maddalena, quest’ultima seduta su una bassa seggiola piange
chinata in avanti; a lei è toccato il doloroso compito di lavare il cadavere
con acqua e aceto come mostra il catino di rame poggiato per terra ai suoi
piedi. I Discepoli sono raffigurati nella loro realtà di pescatori, povera
gente ignorante, con le vesti misere, le barbe incolte, i capelli radi, le
facce rugose; non hanno aureola né atteggiamenti mistici ma drammatici
evidenziati ancora di più dalla fievole luce notturna che entra in obliquo da
un'alta finestra a sinistra. Su tutta la scena incombe un grande drappo rosso a
guisa di sipario.
La tela fu rifiutata dai committenti perché considerata indecorosa e
blasfema ma ci fu qualcuno che l’apprezzò non come mezzo di catechesi ma come
vera e propria opera d’arte: Pieter Paul Rubens. Questi era stato incaricato
dal Duca di Mantova di andare a caccia di opere per ampliare la sua collezione
d’arte e la Dormitio Virginis caravaggesca venne acquistata per 300 scudi. Oggi
è esposta al Louvre di Parigi.
per la prima volta mi trovo in totale disaccordo con un tuo post. a iniziare dalla posizione di Bollori- Bellori che è stato anche biografo ma soprattutto classicista convinto quindi molto critico nei confronti delle novità caravaggesche, fino alla committenza, che non era carmelitana ma i carmelitani erano i responsabili della cappella di destinazione, e nemmeno con la descrizione del dipinto. siamo su posizioni mlto diverse, e il mondo è bello per questo.
RispondiEliminaCome leggi tu il dipinto?
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