Durante il Medioevo ci furono episodi di iconoclastia, di rifiuto del mondo pagano e non mancarono, per esempio, episodi di distruzioni di statue greche e romane perchè considerati idoli, in realtà veri e propri capolavori d’arte classica che sono andati persi per sempre. Questo cammeo si salvò dalla distruzione perché la scena riprodotta fu interpretata in chiave cristiana. Si tratta del cammeo piú grande che sia mai stato prodotto nel mondo antico, misura infatti più di 30 cm, è databile al 23 d.C., è composto da cinque strati di onice e apparteneva al tesoro del re di Francia, Luigi IX, conservato nella cappella reale, la Sainte Chapelle, fin dal 1279.
Il fregio è diviso in tre
registri. Nel registro inferiore si trovano barbari prigionieri; in quello
centrale si vedono i personaggi all'epoca viventi della dinastia giulio-claudia: l’imperatore
Tiberio, al centro, con la madre Livia seduta e vicino Druso Minore e Caligola
con le rispettive consorti e prole, ai piedi dell'imperatore un barbaro
sottomesso; nel registro superiore si vedono membri della dinastia scomparsi
quali Augusto (vestito da pontifex maximus), Druso e Germanico,
che vanno verso una divinità sul cavallo alato Pegaso. Il senso generale della scena è marcare
la continuità tra Augusto e i successivi membri della dinastia giulio-claudia.
Nel Medioevo questa scena fu letta in chiave cristiana rifacendosi
all’Antico Testamento e alle storie di Giuseppe: Giuseppe davanti al Faraone
(cioè Tiberio) con sotto il popolo di Israele.