L'arte di incidere i
cammei è definita "glittica" e risale all'epoca ellenistica quando le
gemme così lavorate venivano incastonate in vasi e strumenti musicali, gioielli e
arredi. Nella Roma di Augusto lavorava uno straordinario artista di origini
greche, Dioskourides, tra gli incisori abilissimo e capace di eseguire ritratti
su agata o sardonica di profonda penetrazione psicologica. Questi gioielli del
passato diventeranno durante il Rinascimento le prede più ambite dagli artisti
e dai collezionisti di tutta Europa pronti a sborsare somme da capogiro pur di
possederne una e questo non solo per il loro valore storico ed estetico ma
perchè si credeva che essere fossero magiche proprio perchè eseguite da mitici
orafi e appartenute ad imperatori e a grandi condottieri del passato.
Negli inventari medicei
è rintracciabile dal 1566 un calcedonio del III secolo d.C. oggi conservato al
Museo Archeologico di Firenze. Vi è raffigurata una scena che rimanda al mito
di Teseo e Arianna. Questa, figlia di Minosse re di Creta, fu abbandonata da
Teseo dopo averlo aiutato ad entrare nel labirinto e ad uccidere il Minotauro.
Addormentatasi in riva al mare dopo aver pianto a lungo fu vista da Bacco che
se ne innamorò e volle sposarla. Nel cammeo si vede il momento in cui il dio ubriaco
sorretto da un satiro trova Arianna distesa su uno scoglio con vicino il dio
Amore.
Il calcedonio è inserito
dentro una ricca cornice d'oro appositamente eseguita nel 1500 con smalti verdi,
rossi, bianchi, violetti, turchesi e vi si scorgono foglie di vite, frutti e
fiori. In basso un anello sorregge una perla pendente. I due anelli laterali
servivano a fissare il gioiello direttamente sulla stoffa dell'abito oppure a
due catenelle.
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