I due crocifissi in legno di Donatello e Brunelleschi, secondo l'aneddoto raccontato da Vasari, furono scolpiti a gara. Un giorno Brunelleschi si recò nella bottega dell'amico che, desideroso di fargli vedere la sua ultima opera, lo aveva fatto chiamare. Donatello però non si aspettava la reazione di Filippo che, dopo aver osservato attentamente il crocifisso, rimproverò l'artista di "aver messo in croce un contadino e non nostro Signore". Fu lanciata così la sfida: "Fanne uno tu" disse Donatello e Brunelleschi si mise subito all'opera.
Passato qualche mese i due si incontrano al mercato e questa volta fu Brunelleschi ad invitare Donatello nella sua bottega per vedere l'opera finita e tanto che c'era poteva anche restare a pranzo. Avrebbero cucinato le uova che Donatello aveva comprato e che aveva messo nel suo grembiule da scultore. Appena entrati fu tolto il lenzuolo che celava l'opera e tanta fu la sorpresa di Donatello che lasciò cadere a terra le uova che teneva in grembo. Davanti a lui c'era Cristo e non una sua immagine.
Questo ci narra Vasari ma oggi gli storici tendono a smentire l'aneddoto collocando le due opere ad uan decina di anni di distanza l'una dall'altra (dal 1406 al 1415 circa). Certo esse sono diversissime e rivelano nei due autori atteggiamenti mentali antitetici nell'affrontare lo stesso soggetto. In Donatello è prevalente il dramma, il realismo violento: un corpo spinto in avanti dal suo stesso peso, la testa priva della corona di spine, i tratti del volto asimmetrici, quasi deformati dall'agonia. In Brunelleschi tutto è concepito in maniera più ponderata e intellettualistica, il suo crocifisso è prima di tutto uno studio della proporzione: la lunghezza della figura è identica alla larghezza data dall'apertura delle braccia, il corpo è un saggio superbo di ricerca anatomica, sotto la pelle traspare il disegno della cassa toracica, dei tendini, dei muscoli, delle vene.
Il Rinascimento può cominciare.
Nessun commento:
Posta un commento