Alla fine del Cinquecento Roma era capitale di
un vasto territorio che si estendeva fino al nord Italia e centro della
cristianità rinnovata dalla Controriforma opposta al protestantesimo luterano.
L'ambiziosa consapevolezza del suo potere si tradusse in un imponente
rinnovamento urbanistico che fece della città un enorme cantiere al quale
confluirono una quantità di artisti italiani ed europei alle ricerca di
lavoro, ma soprattutto di notorietà presso la corte pontificia e le ricchissime
famiglie romane. L'Urbe fu trasformata nella più grande e bella città europea del
tempo: vennero sventrati gli antichi e degradati quartieri medievali per realizzare
grandi strade rettilinee e piazze sulle quali si affacciavano eleganti palazzi
gentilizi, poi fontane e scalinate monumentali, chiese dalle ardite planimetrie
e stupendi decori. E' il tempo in cui arriva a Roma anche un giovane e
sconosciuto pittore, Michelangelo Merisi detto il Caravaggio.
L'esatto luogo dove fu rinvenuto il corpo di Santa Cecilia |
Nel 1599, in previsione dell'anno giubilare,
vennero intrapresi i restauri della chiesa di Santa Cecilia in Trastevere e fu
rinvenuto il corpo perfettamente conservato della martire nei sotterranei
dell'antica basilica, sembra grazie alla visione mistica di una contadinotta
analfabeta, Francesca Paluzzi, conosciuta col nome di Caterina. Ad un giovane
artista poco più che ventenne, Stefano Maderno, il cardinal Paolo Emilio Sfondrato
commissionò una statua in marmo della santa volendo che fosse ritratta nella
stessa posizione in cui era stata trovata. Poco si sa di questo artista e ancor
meno riguardo il perchè fu scelto lui, tra altri scultori ben più affermati esperti, per eseguire la statua della santa decapitata nel III secolo,
statua che diventerà l'elemento conclusivo di un secolo e l'inizio dell'abbandono
delle forme classiche in favore di quelle barocche.
Per la sua esecuzione il Maderno scelse
personalmente un blocco di marmo antico di grande luminosità e rappresentò
Santa Cecilia col corpo minuto e poggiato su un fianco, la testa innaturalmente
girata indietro e nascosta da un telo di lino drappeggiato come fosse un
turbante, le braccia sono abbandonate lungo il corpo e le dita delle mani
indicano il numero 3, il simbolo della Trinità. Lo sfondo nero della nicchia
entro cui la statua fu posta esalta ancora di più l'intensa luminosità del
marmo in un stupendo contrasto di luci ed ombre.
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