Tra
i molti ritratti del Cinquecento che ci sono pervenuti mi ha sempre colpito
quello di Barbara Pallavicino eseguito da Alessandro Araldi, uno dei maggiori
artisti attivi a Parma prima dell'arrivo in città di Correggio. La tela
databile intorno al 1510 è oggi esposta agli Uffizi di Firenze. Di essa mi ha
sempre attratto non tanto il soggetto di cui poco si conosce ma i ricchissimi
gioielli che adornano la nobildonna. Barbara
è ritratta di profilo su fondo scuro, lo sguardo fisso davanti a se nella
rigida posa dei cammei. Secondo la moda del tempo e molto cara alle corti del
nord Italia, indossa un'acconciatura detta "coazzone" di probabile
origine spagnola che prevedeva sul retro del capo una cuffia o reticella
finemente ornata e impreziosita da gioielli dalla quale partiva il tranzado, una guaina che raccoglieva i
capelli variamente intrecciati tra
loro e ingioiellati. La fronte è cinta da un nastro scuro ornato di smeraldi
incastonati in una montatura d'oro rettangolare e arricchito su un lato da un
pendente, sempre in oro, nel quale sono incastonati uno rubino e uno smeraldo,
il tutto completato da una grande perla a goccia. Al collo Barbara indossa un
filo di perle con un secondo pendente anche questo composto da uno smeraldo, un
rubino inserito in un castone d'oro a forma di fiore e una grossa perla a
goccia. L'abito, una gamurra, è scuro
con scollo quadrato profilato da un ricamo a racemi e da un bordo rosso; le
maniche, prodotte con un tessuto diverso da quelle del vestito, sono attaccate
all'altezza della spalla da nastrini neri e lo stacco lascia intravvedere gli
sbuffi della camicia bianca sottostante.
Sabbiamo dalla documentazione dell'epoca che gli
smeraldi, insieme ai rubini e le perle, erano le pietre che maggiormente
venivano regalate alle fanciulle in occasione delle loro nozze. Si credeva che
tale dono fosse di buon auspicio per la felice riuscita dell'unione. Allo
smeraldo veniva attribuita la capacità di conservare la bellezza del volto e di
rendere caste le persone che lo indossavano. Il rubino donava prosperità, la
forza fisica per affrontare le numerose gravidanze e il benessere spirituale. La
perla era invece simbolo di fedeltà coniugale.
Dunque
il ritratto esposto agli Uffizi con molta probabilità fu eseguito in onore
delle nozze della giovane nobildonna.
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