moretta

sabato 8 febbraio 2014

In ricordo di Giovanna



Nel 1485 Giovanni Tornabuoni, direttore della filiale del banco mediceo, tesoriere di Papa Sisto IV nonché zio di Lorenzo il Magnifico, chiamò Domenico del Ghirlandaio ad affrescare la cappella maggiore di Santa Maria Novella a Firenze con scene della vita della Vergine e di San Giovanni Battista inquadrate da finte architetture. Fu stipulato un minuzioso contratto tra il committente e il pittore nel quale si descrivevano le singole scene, i colori e le dorature da utilizzare, il paesaggio e gli ambienti dove inserire le figure oltre ovviamente il compenso esorbitante di 1100 fiorini d'oro. Il lavoro doveva essere ultimato entro cinque anni. Il Ghirlandaio si avvalse dell'aiuto della sua bottega composta dai fratelli, Davide e Benedetto, e da promettenti artisti a cominciare da un ragazzino di nome Michelangelo Buonarroti.
Nella parete di destra il pittore descrive la nascita del Battista. Santa Elisabetta accoglie alcune donne venute a farle visita dopo il parto; è sdraiata su un grande letto intarsiato dall'alta spalliera, ha il capo velato e indossa una semplice veste celeste. In primo piano le due giovani balie, una allatta il bambino appena venuto al mondo, l'altra tende le mani pronta per riceverlo e lavarlo nella bacinella verde che si intravede ai suoi piedi. 
Dai numerosi libri di ricordi che ci sono pervenuti, per gli storici dell'arte importantissimi per ricostruire la vita quotidiana e le tradizioni delle ricche famiglie fiorentine, sappiamo che in occasione delle nascite era in uso donare alla puerpera un vassoio di legno dipinto con scene di vario soggetto sopra il quale si servivano le vivande chiamato "desco da parto". Un esempio è conservato al Metropolitan Museum di New York, raffigura il Trionfo della Fama ed forse opera di Giovanni di Ser Giovanni detto Lo Scheggia, fratello di Masaccio. Era il desco da parto donato in occasione della nascita di Lorenzo il Magnifico. La serva che vediamo nell'affresco mentre si avvicina ad Elisabetta ha in mano sicuramente uno di questi vassoi qui coperto da una tovaglia bianca.












Al centro, le tre donne in visita sono i ritratti di esponenti di casa Tornabuoni. La giovane che guarda verso l'osservatore è Giovanna degli Albizi, nuora del committente, morta poco più che ventenne di parto nel 1488 mentre si stavano svolgendo gli affreschi. Guarda l'osservatore con occhi triste, indossa una splendida sopravveste rosa ricamata in oro, detta "giornea", dalla quale si intravede l'abito vero e proprio, la "gamurra" di tessuto bianco con motivi floreali. Al collo un pendente in oro, rubini, zaffiri e perle a goccia che compare anche in un altro ritratto di Giovanna sempre del Ghirlandaio e conservato a Lugano. Tale coincidenza non è da ritenersi casuale e avvalora l'ipotesi della reale esistenza di questo gioiello. La giovane sposa di uno dei due figli di Giovanni Tornabuoni compare altre due volte negli affreschi della cappella, nella scena con la Nascita della Vergine e in quella della Visitazione, probabilmente un tributo della famiglia alla sua prematura scomparsa e desiderosa di perpetuarne così la memoria. Le due donne che le stanno dietro sono, in primo piano Lucrezia Tornabuoni, sorella del committente Giovanni e madre del Magnifico, l'altra la sorella Dianora.
Completa la scena l'entrata quasi di corsa di un'ancella che reca sul capo un vassoio di frutta e due fiaschi, altri doni per Santa Elisabetta.
Tutta quanta la scena è ambientata in un'elegante camera da letto e documenta i dettagli e gli arredi che dovevano essere realmente visibili nelle ricche dimore fiorentine: il bellissimo letto intarsiato, il pavimento in cotto e il soffitto cassettonato, il vassoio e la brocca lavorate a sbalzo che si vedono dietro la balia, la scatola e i due melograni sulla spalliera del letto, l'arazzo verde con elementi floreali che compare dietro la serva col desco da parto che serviva per riparare dall'umidità e nello stesso tempo arricchiva la stanza e quello, accanto, che copre la porta e che poteva essere arrotolato al bastone posto in alto nel caso occorresse entrare oppure uscire.
















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