moretta

mercoledì 18 dicembre 2013

Il presepe napoletano



Nelle nostre case già fervono i preparativi per le feste imminenti: si addobba l'albero, si fa la lista della spesa per il pranzo di Natale, la corsa ai regali per amici e parenti e si tirano fuori dalle scatole le statuine del presepe. Quella del presepe è una tradizione antica, istituita da San Francesco che rievocò la nascita del Redentore a Greccio una notte del 1223. Da allora la Natività è divenuta il soggetto maggiormente riprodotto dagli artisti, da Giotto a Caravaggio fino ai nostri giorni passando per i fasti del barocco napoletano, il secolo aureo del'arte presepiale. Uscito dalle chiese il presepe entrò nei palazzi dell'aristocrazia napoletana dove i nobili gareggiavano per allestire impianti scenografici spettacolari, ricchi di personaggi e scene profane. Il presepe lasciò Betlemme per divenire una piccola Napoli con i suoi vicoli brulicanti di venditori ambulanti: il pescivendolo accanto alla fontana, la venditrice di ceramiche e quella di ciambelle; strade dove si aprono taverne con i salami appesi e i numerosi avventori seduti ai tavoli a bere vino dai fiaschi impagliati o a mangiare pane e formaggio. Pare sentire il richiamo del fruttivendolo che tira il suo carretto, le urla festose dei bambini che giocano, il bisbiglio delle comari sedute davanti alla porta di casa intente al ricamo e al pettegolezzo, e poi la lavandaia col cesto dei panni, il mendicante, il suonatore di liuto, il guardiano di oche. Sulle facciate dagli intonaci scrostati di povere case si aprono finestre per farci vedere cucine con le piastrelle dipinte a mano e abbandonati per terra i cesti con le anguille, le uova fresche, le cipolle, la spesa appena fatta che aspetta di essere riposta. Tutto sembra sospeso, cristallizzato ad un giorno del 1700. I personaggi sono vestiti con gli abiti popolari dell'epoca e vivono all'interno di un vero e proprio mondo in miniatura entro il quale veniamo trasportati incantati, un mondo che veniva creato da manovalanze altamente specializzate: architetti, scenografi, pittori, scultori, stuccatori, falegnami, ramai, ceramisti, orafi, sarti e ricamatori. Sacro e profano si uniscono per creare un'arte, quella del presepe, unica al mondo.


L'osteria


Pescivendolo



lunedì 9 dicembre 2013

I cassoni nuziali



Ci sono quadri che potremmo considerare delle vere e proprie finestre da cui sbirciare all'interno di una casa rinascimentale. Uno di questi è "La Venere di Urbino" di Tiziano conservato agli Uffizi di Firenze e databile intorno al 1538. A parte il letto dove è distesa la dea l'unica mobilia che possiamo scorgere nella camera sono due cassapanche allineate sotto la finestra da dove due donne stanno prendendo degli abiti. La cassa in legno è forse la più antica forma di arredo e ne abbiamo esempi fin dall'Antico Egitto. Nel Medio Evo le continue guerre e i conflitti feudali facevano vivere le popolazioni sempre con l'ansia di dover mettersi in salvo e la cassa di solito rettangolare e provvista mi maniglie poteva essere riempita di oggetti di prima necessità e facilmente trasportata. Allo stesso tempo rappresentava la soluzione perfetta per diventare arredo poichè, oltre a contenere biancheria, preziosi e documenti poteva servire anche come sedile e come letto se sopra vi si distendeva un pagliericcio.
Nel Rinascimento il cassone divenne il mobile per eccellenza. Dai documenti d'epoca e da molte tele e affreschi sappiamo che nelle stanze da letto i cassoni erano allineati contro il muro, oppure circondavano il letto sui tre lati formando un corpo unico (il cosiddetto "letto a cassoni" come si può vedere in una foto in bianco e nero di inizio Novecento dove un simile letto arredava una stanza di Palazzo Davanzati a Firenze). 
Tra i cassoni quello nuziale occupa di sicuro un posto speciale. In esso veniva riposta la dote della sposa: gioielli, abiti, stoffe preziose, biancheria per la casa, oggetti per il cucito ecc. Secondo la tradizione i servitori trasportavano durante il corteo nuziale i cassoni alla casa della sposa dove venivano aperti affinchè gli invitati potessero vedere e giudicarne il contenuto. Ovviamente più la famiglia della sposa era ricca e importante, più i cassoni erano decorati, intagliati, dorati e dipinti. Di regola venivano commissionati due cassoni con gli stemmi delle casate dei due sposi. La decorazione era di solito a carattere profano, con soggetti mitologici o storici, scene d'amore, cortei nuziali ma anche con scene di carattere moraleggiante, ad esempio allegorie delle virtù, esempi di affetto coniugale, materno e di coraggio. I legni impiegati erano il castagno, il noce e il pioppo. All'interno si utilizzava il tessuto o il cuoio per foderarli.
Per tutto il Quattrocento e nella prima metà del Cinquecento quasi tutti i grandi artisti lavorarono alla decorazione dei cassoni a iniziare da Paolo Uccello, Benozzo Gozzoli, Botticelli, Filippo Lippi, il Ghirlandaio e Jacopo del Sellaio.