Non era bella Laura ma dotata di grande carisma,
intelligenza e forza d'animo e nella Firenze del Cinquecento queste doti
avevano un gran valore. Era nata ad Urbino nel 1523, figlia illegittima di un
nobile, Giovanni Antonio Battiferri, che solo più tardi la riconobbe. Rimasta
vedova a soli 27 anni si risposò col fiorentino Bartolomeo Ammannati, uno degli
architetti e scultori più ricercati dalla corte medicea. Amante delle arti e di
letteratura nella villa di Maiano che condivideva col marito era solita
accogliere umanisti, poeti e artisti del calibro di Benedetto Varchi, Benvenuto
Cellini, Pier Vettori e Agnolo Bronzino che la ritrasse in questa tela oggi
conservata in Palazzo Vecchio. Poetessa ella stessa fu molto apprezzata ai suoi
tempi tanto da essere proclamata superiore a Saffo e accolta in alcune rinomate
Accademie ad Urbino e a Siena, nonché alla corte medicea di Cosimo I. Quando
morì a 66 anni fu sepolta insieme al marito nella chiesa di San Giovannino a
Firenze.
Laura è vista di profilo, in un modo
arcaicizzante che ricorda le effigi sulle monete antiche e i ritratti del
Quattrocento. Con la mano destra tiene un libro di sonetti scritto da Petrarca
e con le dita sottili ed eleganti dell'altra mano indica il verso dedicato alla
donna tanto amata e immortalata dal poeta e che aveva il suo stesso nome:
Laura. Sul viso lungo sporge il naso aquilino che comunque niente toglie alla
figura potremo dire di una bellezza un po' algida e distaccata. I capelli sono
raccolti da una cuffia bianca a sua volta coperta da un velo trasparente che le
scende fino alle spalle e all'attaccatura delle ampie maniche dell'abito in
velluto scuro. Pochi i gioielli: un piccolo anello d'oro con uno zaffiro
rettangolare nella mano sinistra e una sottile catena sempre d'oro a ricordo
della sua grande devozione e rigore dei costumi.
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